Don Chisciotte – autore
Don Chisciotte attore e spettatore
Quando Maurizio Scaparro venne a Madrid, e mi propose di collaborare al suo Don Chisciotte, io avevo già naturalmente, ricevuto da anni diversi inviti per adattare il romanzo per il cinema e per la televisione.
E avevo sempre detto di no, perché non mi interessava «raccontare» un testo così alto, ma anche spesso così eccessivo, così difficilmente «riducibile».
Ma la proposta di Scaparro fu un’altra, e mi colpì subito per la sua originalità. Mi apparve chiaro, fin dal nostro primo incontro, che il suo obiettivo preciso era quello di mettere in evidenza… l’anima teatrale che costantemente affiora nel romanzo.
L’idea mi sembrò quanto mai lucida e stimolante, e coerente con l’amore, confessato, di Cervantes per il teatro, e con la ripetuta presenza di avvenimenti teatrali, impliciti ed espliciti, nella sua opera.
Così, quello che più mi ha spinto ad accettare di lavorare con Scaparro (ed è stata un’esperienza che ho fatto con molta felicità) è stato proprio il riconoscere quanto di teatralità pura è presente nella figura di Don Chisciotte e in tutto quello che lo circonda.
L’Hidalgo si trasforma da individuo in personaggio nell’uscire dalla propria casa, travestito per presentarsi sul grande palcoscenico del mondo. Nel processo di partecipazione che si sviluppa, quelli che assistono alla rappresentazione del Cavaliere, gli spettatori, si trasformano in attori, fino al punto di ridurre talvolta Don Chisciotte stesso al ruolo di spettatore, di pubblico.
È questa attenta intuizione, perfettamente fedele allo spirito cervantino, alla base dell’idea e del progetto di Scaparro. Questa progressiva messa a fuoco del protagonista, non ha niente di casualmente eccentrico, né appare mai in opposizione con una autentica e semplice lettura del libro.
Don Chisciotte «rappresenta» la libertà, la fantasia, la dignità dell’uomo, in un paesaggio di miseria morale che lo circonda. E a questo proposito devo dire che mi colpì molto, nei nostri primi incontri, l’idea dello spazio atemporale nel quale Scaparro voleva costruire l’itinerario di Don Chisciotte, fino alla sua struggente sconfitta (fine?)…
Scaparro del resto non aveva nessuna intenzione di assumersi l’impegno, che è irrealizzabile, di rinchiudere il Don Chisciotte in schemi più o meno «riduttivi». Anche per questo pensai che potevo dire di si, questa volta, e lavorare con Scaparro e con Kezich. Non mi sono sbagliato.
Rafael Azcona