Fatto di Cronaca
di Raffaele Viviani
scene Bruno Buonincontri
costumi Roberto Francia
musiche di Raffaele Viviani
elaborazioni musicali di Pasquale Scialò
regia Maurizio Scaparro
con in o.a.
Franco Angrisano, Rossella Baldari, Maria Basile, Maurizio Casagrande, Italo Celoro, Maurizio Chiantone, Francesco De Rosa, Roberto Di Bello, Nicola Di Pinto, Anna Esposito, Gino Evangelista, Orlando Forioso, Nuccia Fumo, Franco Iavarone, Carmine Laino, Ernesto Lama, Pasquale Maddaluno, Nello Mascia, Marco Manchisi, Gea Martire, Gino Monteleone, Rosangela Nardiello, Adele Pandolfi, Fernando Pannullo, Nando Paone, Enzo Perna, Imma Piro, Dora Romano, Mimmo Sepe, Bruno Sorrentino, Luigi Uzzo
Primo debutto nazionale a Spoleto, Teatro Nuovo, 9 luglio 1987 nell’ambito del XXX Festival dei Due Mondi
Note di regia
Il panorama non sufficientemente esplorato della drammaturgia di Viviani, credo comprenda anche il suo rapporto con le realtà culturali e sociali che si affollavano in Europa, e che Napoli sapeva esprimere e captare attraverso le più vive sensibilità artistiche. Capita cosi a Viviani di rappresentare nelle sue opere questo groviglio talvolta contraddittorio, che esprimeva ed esprime la società italiana, soprattutto in zone vivissime e al tempo stesso emarginate come il nostro Sud, con sacche di sofferenze e di ingiustizie improvvisamente alla fantasia e a nuove libertà creative.
Cosi la Napoli di Viviani appare ai nostri occhi (che non sono solo occhi teatrali) un punto di riferimento attualissimo per quella alternanza drammatica di vita e di morte con cui è costretta a coesistere, tra tragedia e allegria, disperazione e speranza, tutta termini reali come reale è la cultura di un poeta che costruisce le sue opere, e quindi il suo stile, nella precarietà del tempo e del luogo vissuto, al di fuori di mode e di linguaggi che pure conosce o intuisce.
Cosi Scemulillo, protagonista suo malgrado di questo Fatto di cronaca, toccato dalla meningite, come Napoli lo è stata nei secoli dal terremoto, dalle invasioni, dalle sopraffazioni di ogni genere, si presenta ai nostri occhi con il suo bagaglio di fragilità e di fantasie; costretto da un misero evento di cronaca a entrare nel meccanismo di uno Stato, di una Giustizia, che sembrano non ammettere le diversità, le debolezze, le fantasie fuori dagli schemi, perché troppo uguale per tutti.
Lo Scemulillo di Viviani, che sembra non uscire mai dai vicoli e dai bassi della sua Napoli, non si arrende mai, porta avanti, con sempre maggiore consapevolezza la sua diversità, e proprio le sopraffazioni sono la migliore cura per ragionare, e guarire, o sopravvivere, e comunque per gridare, come può, a se stesso e agli altri l’insopprimibile desiderio di vita, e di amore, e di giustizia, anche se per molti, come lui, il “destino” della morte civile o fisica sembra la più facile e comoda delle soluzioni “sociali”.
Non tento paragoni fuori luogo, o eccessivi, ma qualche volta mentre provavo a Napoli, in un teatro semiabbandonato calato dentro un quartiere dove tante delle contraddizioni di Fatto di cronaca sono anche oggi il vissuto quotidiano, ho pensato anche ad una Napoli Scemulilla.
Maurizio Scaparro