La Controra
di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli
con
Carmela Vurro – LUNETTA SAVINO
Maria Vurro – FABRIZIA SACCHI
Caterina Vurro – PAOLA MICHELINI
Antonietta – ANNA FERZETTI
Angelina serva/Governante – ANTONELLA LORI
Natale Vurro – PIERFRANCESCO FAVINO
Gaetano Maggio, uff. medico – BRUNO ARMANDO
Ignazio Vacca, colonnello – GUIDO CAPRINO
Nicola Kant, tenente – TOTO’ ONNIS
Vincenzo Soleri, capitano – FRANCESCO DE VITO
Filippo Fiorito – RENATO MARCHETTI
Teodosio Ferraro – TEODOSIO BARRESI
Andrea Carlucci, tenente – GIANLUCA BAZZOLI
Vito Petrone, tenente – DOMENICO PINELLI
scena LUIGI FERRIGNO costumi LIA MORANDINI disegno luci GIUSEPPE D’ALTERIO musiche STESQUA maestro di voce SUSAN MAIN video MARCO SCHIAVONI disegni sonori SEBASTIANO BASILE
regia PIERFRANCESCO FAVINO e PAOLO SASSANELLI
Una coproduzione Fondazione Teatro della Toscana e Compagnia Gli Ipocriti
Debutto il 20 aprile 2016 al Teatro della Pergola di Firenze
testo e regia di PIERFRANCESCO FAVINO e PAOLO SASSANELLI
tratto da Le Tre Sorelle di Anton Cechov
Un riadattamento de Le Tre Sorelle di Cechov ambientato nel sud Italia degli anni ’50. Seguendo la linea già iniziata con Servo per due vorrei continuare nell’esperienza del riavvicinamento di classici italiani e stranieri al pubblico dei nostri giorni. Un’ambientazione più familiare, più riconoscibile dal pubblico italiano sono sicuro possa esaltare la vita del testo di Cechov, i rapporti tra i personaggi, gli spunti di commedia che Cechov stesso nelle sue lettere dice di non aver mai visto rappresentati. Iniziandone l’adattamento insieme a Paolo Sassanelli ci siamo subito resi conto della fluidità e della pertinenza di questa operazione. Il dialogo scivola con leggerezza, i rapporti tra i personaggi diventano subito evidenti, le analogie con le nostre case del Sud, lo stesso senso del tempo, dello stare insieme, del fantasticare si evidenziano sempre più col precedere dell’adattamento.
Nel Sud Italia La Controra è quel momento del giorno in cui si sta in casa, in cui non sta bene uscire, in cui si riposa o si parla attorno ad un tavolo; è un’interruzione volontaria del fluire del tempo nell’attesa che riprenda a scorrere negli impegni quotidiani. Il ticchettio delle pendole alle pareti, l’odore del caffè, il silenzio delle strade ne ritualizzano l’esistenza. La casa è il centro di tutto, è lei che diventa Famiglia, che fa da testimone ai cambiamenti. Nelle Tre Sorelle tra i vari atti ci sono passaggi di tempo mai del tutto sottolineati nelle messe in scena cui ho assistito, mi piacerebbe dar valore a questi cambiamenti in maniera più evidente così da rendere ancora più centrale quest’idea del tempo trascorso ad aspettare un futuro migliore o a rimpiangere un passato idealizzato.
L’Italia del dopoguerra ancora scossa dal conflitto, con ancora addosso le bende delle ferite ricevute, in attesa di una collocazione socio politica non più decisa da sé ma dai nuovi scenari internazionali si sposa perfettamente con la situazione di stallo in cui i militari, da noi carabinieri frequentano la casa delle Tre Sorelle, in attesa anch’essi di capire il loro futuro la loro eventuale prossima destinazione.
Sicuramente sarà centrale l’episodio dell’incendio solitamente lasciato solo al racconto che invece grazie alle nuove tecnologie vorrei fosse un vero e proprio evento visivo che coinvolgesse “fisicamente” gli spettatori. La lingua parlata dai personaggi sarà, come è evidente, del Sud ma la vicinanza ad alcune commedie di Eduardo, che ha contribuito se non permesso al napoletano di diventare lingua teatrale nazionale, non credo rappresenti un problema alla diffusione dello spettacolo su tutto il territorio italiano.
Pierfrancesco Favino