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La Tempesta

di William Shakespeare traduzione in napoletano di Eduardo De Filippo

La Tempesta parla di noi, oggi, forse perché le cose cambiano per non cambiare mai veramente

un omaggio al grande Eduardo De Filippo in forma di mise en space

con Michele Placido
e con Ivano Schiavi, Francesca Ciardiello, Antonio Speranza, Sergio Del Prete, Salvatore Sannino
e i ragazzi del laboratorio teatrale dell’I.P.M. di Nisida

pianoforte Salvatore Cardone
percussioni Gianluca Mirra
musiche Antonio Sinagra
scene Luigi Ferrigno
costumi a cura di Fabrizio Arcuri realizzati da Nunzia Russo
cura della messa in scena Ernesto Lama
regia Fabrizio Arcuri

una produzione Compagnia Gli Ipocriti
in collaborazione con CEUS – Centro Europeo di Studi di Nisida

 

Nel segno delle celebrazioni per i quattrocento anni dalla morte di Shakespeare, il Festival rende omaggio all’opera più rappresentativa della sua produzione, La Tempesta. Si coglie così anche l’occasione per celebrare insieme a lui la figura di un altro grandissimo drammaturgo, Eduardo De Filippo.
L’ultimo testo scritto da Shakespeare verrà ripreso nella versione tradotta da Eduardo in napoletano nel 1983, un anno prima della sua scomparsa. Un’opera ultima e iconica, in un percorso narrativo a ritroso che vuole partire dai patrimoni ereditati dai più grandi artisti per tornare alle origini del messaggio del teatro: l’integrazione dell’uomo a livello individuale, sociale, collettivo.

Note di regia

La Tempesta – Omaggio a Eduardo mette in scena brani tratti dal testo di De Filippo, affidati all’arte recitativa di uno dei più grandi attori della scena contemporanea, Michele Placido, già Calibano ne La tempesta diretta da Strelher. Location d’eccezione per il suo debutto, l’Istituto Penale Minorile di Nisida, con il coinvolgimento dei ragazzi detenuti che partecipano al laboratorio di scrittura e teatro, e la rappresentazione si svolgerà nel parco antistante alla sala teatrale dell’Istituto voluta proprio da Eduardo.
Un’occasione, questa, per porre l’accento anche su un altro dei tanti aspetti della vita di Eduardo, impegnato in prima linea, dopo la carica di Senatore a Vita, a sostegno di quei tanti ragazzi appartenenti a fasce disagiate della società o, peggio, persi nel vortice della microcriminalità. Significativa infatti fu la sua esperienza al carcere minorile di Nisida, dove forte fu la richiesta di quella che è meglio nota come “Legge Eduardo”, il cui obiettivo era sostenere i ragazzi a rischio di emarginazione sociale e devianza. Tale legge fu sperimentata solo per Nisida e Benevento, ma dal 2006 non fu più finanziata per mancanza di fondi. Lo spettacolo riporterà l’attenzione su una tematica che non cessa mai di essere attuale.
Non occorre cercare di attualizzare La Tempesta, quest’opera parla chiaro, parla di malaffari della politica, parla di colonialismo e neocolonialismo. Parla di stranieri, di naufraghi, di vendette e di perdoni. Parla di noi oggi, forse perché le cose cambiano per non cambiare mai veramente. E in fondo La Tempesta è proprio il simbolo di una grande rivoluzione che dopo aver agitato acque e terre ristabilisce le cose come devono andare.
Quello che ci sembra importante però è il segno forte dell’uomo davanti alle cose che trova sempre un modo per riscattarsi e attraverso il perdono una forma di redenzione.
Un narratore ci introduce alla storia e inanella le scene e colma le lacune tra un atto e l’altro. Uomini prima che attori con le loro storie personali da prestare momentaneamente a questi personaggi interpretati oltre che da Michele Placido da alcuni attori campani che danno voce agli altri personaggi e sono Ivano Schiavi, Francesca Ciardiello, Antonio Speranza, Sergio del Prete, Salvatore Sannino insieme ai ragazzi detenuti del penitenziario che complice la musica di Antonio Sinagra eseguita dal vivo da Salvatore Cardone al pianoforte e Gianluca Mirra alle percussioni sono gli ingredienti di questa Tempesta.
Fabrizio Arcuri