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Oh Happy Day!

di Giorgio Spaziani

regia Emanuela Giovannini e Giorgio Spaziani
scene Emanuela Giovannini e Stefano Sartore
costumi Jesica Ugatti 
musiche Martina Sparvieri
disegno luci Emanuela Giovannini
interpreti: Giulia Nervi, Luigi Orfeo, Antonio Santoro, Stefano Sartore, Martina Spalvieri, Jessica Ugatti
Lo spettacolo è tra i vincitori del Premio Nuove Sensibilità edizione 2007/08 ed ha debuttato il 9 maggio 2008 al Teatro Nuovo di Napoli.

Trama

Una commedia ironica, surreale e fin troppo reale, che attraversa i pensieri e le frustrazioni di un agente immobiliare con la ‘passione’ per le pistole, un’operatrice di call center ormai tutt’uno con la sedia e l’attaccapanni, una collaboratrice domestica esasperata dalla ‘gente per bene’ per cui lavora, un operaio erotomane, un’ambulante ninfomane e un ex ragazzo immagine ora istruttore di fitness. Sei lavoratori precari uniti da una comune dispercezione del reale che li porta ad essere continuamente in uno stato alternato di eccitazione e rabbia, ad essere, in sostanza, preda di quel diffuso sport nazionale che è il parlar male degli altri. Mai come per loro ‘l’inferno sono gli altri’, le persone che li circondano, gli amici, i compagni, i mariti, le mogli, i colleghi di lavoro…
La ricerca esasperata di un briciolo di umanità emerge dalle situazioni comiche che vengono a generarsi e il pubblico ride sì, ma ride amaro.

Note di regia

Vedere e ascoltare i malvagi è gia l’inizio della malvagità‘ diceva Confucio.

Ma i personaggi di questa commedia sono già ben oltre l’inizio; non solo vedono e ascoltano la malvagità, ma vi convivono, la praticano e ne sono utenti, abbonati, spettatori, attori e cittadini.

Così, seppur inconsapevolmente, la rispettano, la nutrono con la loro accidia, la legittimano e sono ormai talmente assuefatti ad essa da non avere più una coscienza reale di loro stessi.

Sono individui che accettano – razionalmente – la loro condizione, cedendo però irrazionalmente alla frustrazione di sentirsi ‘pezzi di ricambio’ di una catena di montaggio che ha invaso, ormai, tutto il senso dell’esistere.

Questo spettacolo di varia umanità prende le mosse da una macchina scenica che sembra esporre tutti, come in una vetrina. Abbiamo scelto di abitare lo spazio con pochi elementi, essenziali, variati sull’alternanza dei piani e dei volumi, quale segno di quanta claustrofobia si possa generare nell’alternanza di vuoto e pieno cui la precarietà ci sottopone.

La nostra regia a quattro mani ha voluto, poi, concentrarsi, soprattutto, sull’interprete e la parola.

Lo stile recitativo esplora, quindi, vari registri: dal contemporaneo, al tragico, al lirico, alla declamazione e li re-interpreta in chiave ironica e surreale.

La scrittura di Spaziani, infatti, nel delineare l’emersione di un virulento humour nero, ha la capacità di essere una scrittura ‘impegnata’ ma senza predicazioni, e ha l’abilità di restituire, attraverso il paradosso, un’analisi fredda e spietata della realtà attuale.

Riesce, quindi, a farci ridere e a farci, in qualche modo, vergognare, subito dopo, d’aver potuto ridere di tali esempi di cattiveria.

Emanuela Giovannini – Giorgio Spaziani