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Esiste in alcuni di noi la memoria storica o il lontano ricordo di una mitica Napoli vissuta mentre già stava cambiando.

Questa memoria è stata, per Massimo Ranieri e per me (e per Gli Ipocriti che ci hanno accompagnato), il primo filtro ma anche lo stimolo, dopo la felice esperienza di Viviani Varietà, per continuare a lavorare su un nuovo spettacolo che potesse avere come testimonianza rinnovata di questo mondo così straordinariamente ricco la figura stessa di Raffaele Viviani attraverso il suo teatro, le sue parole, il suo canto scenico, privilegiando così quel vitalissimo giacimento culturale e musicale che era nel ‘900 la Napoli dei quartieri, quella parallela di una città aperta all’influenza esterna di un sud che premeva sulla città, e del Mediterraneo (e alla commistione con il teatro e il varietà europei).

È nato così questo Teatro del Porto e lo spettacolo si collega strettamente anche al progetto artistico diretto da Massimo Ranieri dedicato a Viviani. Ranieri per il suo essere napoletano e per la sua singolare natura artistica legata alla creatività musicale e teatrale ha dato quindi un contributo felice a questo nostro lavoro.

Abbiamo così pensato a uno spazio amato da Viviani, a uno spazio neutro sospeso tra mare e terra (quasi un “porto delle nebbie” come con Massimo l’abbiamo chiamato, sorridendo, durante le prove), uno spazio che favorisse lo scambio di conoscenza e di esperienze che venivano dal mare, e dove vorremmo che Viviani ci portasse per mano attraverso il suo teatro e la sua musica per ricordare sogni e delusioni di una grande città e per accompagnarci verso un futuro già cominciato scoprendo anche, grazie a lui, parole vecchie e nuovi significati come Mediterraneo, emigrazione e, con il necessario ottimismo, cultura, musica, teatro, Europa.