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La Valigia

di Sergei Dovlatov

Cosa contiene questa valigia dimenticata che, casualmente, un giorno salta fuori dall’armadio?

In viaggio con Dovlatov
Un torero squalificato
tratto da La Valigia di Sergei Dovlatov
traduzione Laura Salmon
adattamento Paola Rota e Giuseppe Battiston

con Giuseppe Battiston

scena Nicolas Bovey

costumi Vanessa Sannino

luci Andrea Violato

suono e musica Angelo Elle

regia Paola Rota

 

basato sul libro CHEMODAN copyright © Sergei Dovlatov Estate, 2019 tutti i diritti riservati – pubblicato in Italia da Sellerio Editore a cura di Laura Salmon

 

Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé? E questi oggetti, che peso avranno nella nostra nuova vita?
La Valigia è il contenitore immaginario di una storia dissacrante e ironica, e il suo protagonista Sergei Dovlatov si racconta attraverso l’amore e l’odio (ma più d’amore si tratta a dire il vero) verso il paese che ha lasciato. Lo fa per mezzo di una carrellata di personaggi, quasi fantasmi che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità.
La Valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare.
Attraverso alcuni oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita sul palcoscenico ai personaggi indimenticabili che hanno fatto parte della vita di Dovlatov. Pare ci sia un test psicologico per capire lo stato d’animo di chi parte per sempre: scegliere otto oggetti, associarne un ricordo e poi un sentimento per ognuno, il sentimento prevalente sarà lo stato d’animo dell’emigrante. Il pubblico si troverà inconsapevole a giocare insieme a Battiston per scoprire che il sentimento di Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo che dove è arrivato non è così facile trovare. In questo continuo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo narrativo e evocativo uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov giornalista e reporter. Un animatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia, ma a chi parliamo quando parliamo alla radio? E chi ci ascolta? Non lo sappiamo, così Dovlatov, per il quale è forse più importante rivivere il racconto.
Un testo che insegna a rispettare ciò che rispettabile non è, che aiuta a comprendere come, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni.